Guardare il contesto organizzativo con le lenti della D&I, ci permette di focalizzare quello che c’è e di valorizzare le risorse a disposizione dell’azienda. E’ uno sguardo che aggiunge e che non toglie. Cosa aggiunge? Più diversità negli approcci, nei modi di leggere situazioni e problemi. Più versatilità nelle relazioni. Più apertura verso modi differenti di fare le cose. Più riconoscimento del personale contributo di ciascuno. Più piacere e soddisfazione nel lavorare. Più coesione nei Team. Più velocità e convinzione nell’affrontare cambiamenti e trasformazioni. Più innovazione. Più competitività nel mercato. Più benessere al lavoro. Sono tanti questi “più”. Vale la pena lavorarci su. Noi lo facciamo muovendoci contemporaneamente su due piani: contenuti ed esperienza.
Per quanto riguarda i contenuti utilizziamo:
- il concetto di bias, noto strumento di analisi e di consapevolezza nei meccanismi di pensiero legati ai processi inclusione/esclusione.
- il processo di costruzione dell’identità/diversità basata sulle dinamiche di in-group/out-group della psicologia sociale
Sul piano dell’esperienza questo è il nostro approccio:
- Fare in modo che le persone non si sentano giudicate per le loro convinzioni e i loro pregiudizi. Tutti li abbiamo. Ci servono a qualcosa. Capire a cosa ci servono è il primo passo per disinnescare automatismi di pensiero e di azione.
- “Sentire” la Diversità attraverso il principio di “in your shoes” perché “non basta vedere, è necessario sentire, è necessario toccare” (cit.).
- Sperimentare sul campo “chiavi di lettura” vecchie e nuove da tenere in una cassetta degli attrezzi, al fabbisogno.