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PERFORMANCE E PERFEZIONE

Mi piace fare le cose fatte bene”, sento più volte ripetermi. A ogni livello e all’interno di culture aziendali anche molto diverse tra loro, osservo la difficoltà a tenere in equilibrio la richiesta esterna di efficienza con la richiesta “interna” di far bene, quella che ciascuno fa a se stesso.

Quando il piatto della bilancia pesa dalla parte esterna, solitamente l’effetto è un vaso svuotato: il singolo esegue e cerca operativamente di rispondere, senza fare i conti con ciò che personalmente si aspetta da se stesso e rimandando la propria crescita personale a un altro momento.

Chi, invece, fa pesare più la richiesta interna, spesso pone se stesso in performance continua, anche quando non servirebbe. L’effetto di questo sbilanciamento è un’attesa di perfezione, che non arriverà mai.

Tra il dimenticarsi di sé e il richiedersi perfezione, servirebbe seguire una rotta diversa: rendersi consapevoli delle proprie im-perfezioni, accettarle e da lì partire, non per sviluppare una performance perfetta, ma una performance che sia autenticamente specchio del singolo.


Enrica Birardi – HR Consultant Fluxus hr